Archive for 29 ottobre 2019

Meeting Minutes

ottobre 29, 2019

Meeting Minutes del 30 ottobre 2019

Quando cessi di dare un contributo, cominci a morire

Eleanor Roosvelt

* 1971 A Roma , marcia internazionale per gli obiettori di coscienza in tutto il mondo

Ho provato a corrispondere con due giovanissimi obiettori Israeliani in prigione ma non ho avuto mai riscontro

* 1667 nasce a Dublino Jonathan Swift  (I viaggi di Gulliver)

* 1817 nasce a Garding Theodor Mommsen, storico e filologo tedesco (Nobel 1902)

Dio ci diede la sua parola da cui va riconosciutala sua volontà: La Bibbia dev’essere letta e ponderata, ogni giorno nuovamente

Dietrich Bonhoeffer

Postiamo nel pomeriggio del giorno prima affinchè i 5000 lettori di Yahoo possano leggere nel giorno giusto. Vogliate scusare l’occorso.

Fin dall’inizo, Dio immenso, tu hai guidato il mio cammino.
Ogni giorno mi hai accompagnato fedelmente e per me hai avuto in serbo solo del bene.
Spesso mi hai seguita, quando mi sono inoltrata per vie sbagliate; allora ho potuto di nuovo cominciare, perchè la tua voce mi ha chiamata.

Gisela Kandler

Dove si protesta nel mondo: Il risveglio della popolazione pacifica contro le disuguaglianze

ottobre 29, 2019

A causa dei ritardi di Yahoo postiamo nel pomeriggio con la speranza che possano leggere almeno il mattino

Dove si protesta nel mondo: Il risveglio della popolazione pacifica contro le disuguaglianze

28.10.2019 – Redazione Italia

Dove si protesta nel mondo: Il risveglio della popolazione pacifica contro le disuguaglianze
Cile: Mapuche durante la grande protesta contro il governo Pinera (Foto di Partido Humanista CIle)

Brucia il pianeta, dice Greta Thunberg, che ha riacceso gli animi pacifici della lotta ambientale. Si resta col fiato sospeso a Hong Kong, in cui è stata scartata in modo definitivo la proposta di legge sull’estradizione, che ha generato mesi di proteste. Si manifesta, da oltre una settimana, in Libano “per cambiare il sistema”. Dopo Quito, in Ecuador, si infiamma Santiago del Cile contro le disuguaglianze e la privatizzazione di risorse naturali e servizi.

Si riaccende a Barcellona l’antico risentimento catalano, con l’occupazione dell’aeroporto “come a Hong Kong”. Si muove la grande onda femminista, toccando luoghi lontani fra loro, da Seul, a Belfast e New DelhiA Londra, da decenni centro delle mobilitazioni europee, si marcia anche per il proprio destino, in bilico a causa della Brexit. E si eleva l’urlo dei più poveri, in paesi martoriati da conflitti e miseria come Haiti e l’Iraq.

Ecuador: la resistencia continúa

 

Pur nelle differenze dei contesti, i giovani non sono i soli a manifestare, ma in prima linea.

Si ribellano a disuguaglianze, corruzione, repressione delle libertà, emergenze climatiche. E sembra delinearsi, un po’ ovunque, una contrapposizione fra pacifisti e violenti, idealisti e nichilisti. Da una parte l’icona umana e positiva di Greta e dall’altra la metafora nichilista dell’ultimo Joker hollywoodiano.

Chi, vedendo le folle inferocite nel film di Todd Philips, non ha temuto un ritorno dei terrorismi anche nella vita reale? “Ecco che cosa può fare un malato psichico se avversato dalla società”, dice il clown agli spettatori. Tuttavia, in gran parte delle rivolte in corso, è prevalso uno strenuo attaccamento alla non violenza.

I giovani manifestanti dell’era post-globale sembrano preferire il dissenso radicale ma pacifico. Hanno tenuto duro gli hongkonger, i cittadini che vogliono preservare l’autonomia di Hong Kong dalla Cina. Nonostante i proiettili di gomma sparati ad altezza uomo, i gas lacrimogeni, i pestaggi e gli arresti della polizia, la maggior parte dei manifestanti ha marciato pacificamente. Qualcuno ha indossato la maschera di Joker. Altri hanno lanciato pietre e oggetti, ma i più hanno saputo mantenere un atteggiamento difensivo.

Nel Cile delle disuguaglianze e delle privatizzazioni (l’acqua, per esempio) più estreme, sono morte almeno 21 persone in otto giorni (dal 18 ottobre) di proteste e repressione.

Il governo del conservatore Sebastián Piñera ha inviato militari e carri armati per le strade, come non accadeva dal 1990. Si è temuto il peggio: il ritorno del fantasma del dittatore Augusto Pinochet, al potere dal 1971 al 1988. Nel Libano, sfiancato dalla crisi economica e dalla corruzione dei leader, i ragazzi hanno organizzato proteste creative, utilizzando l’arte e la musica come veicoli di dialogo.

E pacifici ma tenaci, in lotta contro l’emergenza climatica, restano gli studenti di Fridays for future, i “disobbedienti” di Extinction Rebellion e gli statunitensi di Sunrise Movement.

 

Le proteste dagli anni Novanta a oggi

Da almeno quindici anni non si registravano tante proteste, così intense, in diversi punti del pianeta. Chi è stato ragazzo fra gli anni Novanta e i primi Duemila, inevitabilmente ripensa alle rivolte di Seattle nel 1999, durante il summit dell’Organizzazione mondiale del commercio (World trade organization, Wto). Fu allora che si cominciò a criticare aspramente il modello economico oggi chiamato “turbocapitalismo”. Ne scaturirono i confronti pacifici dei Forum sociali mondiali (World social forum) per una globalizzazione alternativa, ma anche le reazioni violente degli estremisti black bloc. Nei forum internazionali confluivano da ogni latitudine centinaia di associazioni in difesa dei diritti umani, civili e ambientali. Dal 2001 il loro motto è stato “un altro mondo è possibile”.

Un mondo governato da politiche democratiche, piuttosto che dagli interessi delle multinazionali. Un mondo equo, eco-sostenibile, solidale, pacifista. Infatti, si andava in corteo contro le guerre, propagandate come “giuste”, ma rivelatesi fondate su bugie, come in Iraq, o drammatici fallimenti, come in Afghanistan.

 

E poi? In seguito alla repressione dei dimostranti “new-global” durante il G8 di Genova, la fiamma dei movimenti si è gradualmente affievolita. I negazionisti pagati dalle Big Company del petrolio, degli idrocarburi e dell’agroalimentare, hanno oscurato gli scienziati che denunciavano i cambiamenti climatici. Le primavere arabe si sono presto trasformate – quasi tutte – in lunghissimi inverni. Le voci democratiche sono state schiacciate dal giogo di dittatori, coalizioni di potenze senza visione e senza scrupoli, eserciti di fondamentalisti islamici e mercenari venuti da ogni dove, i cosiddetti foreign fighter.

 

Vittorio Agnoletto durante il G8 di Genova 2001

Come sostiene il politologo Olivier Roy, si è in parte sprofondati nel nichilismo. Dalle gang messicane ai tagliagole dell’Isis, si è attinto al disagio psichico e sociale per reclutare ragazzi per i quali niente conta, neppure la vita.

D’altra parte, come sosteneva la compianta filosofa ungherese Agnes Heller, anche in Occidente si è smesso di lottare per la democrazia. Negli anni Dieci del secondo millennio, il movimento più esteso contro le disuguaglianze è stato quello di Occupy Wall Street, dove si è lanciato lo slogan: “Siamo il 99 per cento”, contro l’un per cento che detiene le ricchezze del pianeta. È proprio in questi ultimi anni, però, che il ciclone delle destre estreme e populiste si è abbattuto sulle democrazie più ricche, anche se afflitte dalla grande crisi finanziaria del 2008-2010. Con l’elezione di Donald Trump a presidente della prima potenza economica, l’avanzata di nazifascisti, suprematisti e sovranisti, i valori repubblicani hanno vacillato davanti agli occhi di tutti. Dobbiamo ricordarci – come sosteneva Heller – che le basi democratiche possono essere attaccate in ogni momento. Alle fondamenta della nostra casa dei diritti serve una manutenzione attiva.

 

L’idealismo vincerà sul nichilismo? L’analisi

Una giornalista cilena che ha lavorato per media e ong ecologiste, Andrea Nuñez, ci aiuta ad analizzare le rivolte. Avendo vissuto fra Santiago, Barcellona e Milano, spiega così l’accostamento fra bene e male nelle proteste sociali: “In tutte le grandi manifestazioni ci possono essere componenti violente. In Cile, le chiamiamo ‘lumpen’. Si tratta di settori popolari privi di coscienza sociale, a cui appartengono criminali comuni, vandali, trafficanti di droga. Approfittano del caos per compiere saccheggi, rubare o appiccare incendi. Non credono in niente, ma la risposta a questi violenti deve essere sistemica”.

Come racconta il film Joker, aggiunge Nuñez: “Non si giustifica mai la violenza, a maggior ragione contro gli innocenti. Ma è utile ricordare che si tratta di gruppi che lo Stato ha emarginato, rifiutato e che indirettamente ha contribuito a creare. In Cile (come anche ad Hong Kong e in altre zone, ndr) sta protestando, soprattutto, una cittadinanza pacifica molto estesa e variegata. Gente della classe media, studenti, pensionati, famiglie con bambini. Mentre loro si ribellavano suonando le batterie delle pentole, la polizia ha picchiato dei ragazzini di 12 anni. Questo andrebbe raccontato”.

 

La non violenza fa meno notizia della violenza. “Sì. E bisogna tenere conto dell’utilizzo – tipicamente cileno – degli infiltrati. Ci sono sempre stati fin dai tempi della dittatura: poliziotti in borghese con l’ordine di scatenare il caos. Bruciano automobili, innescano agitazioni. Li ricordo bene durante le manifestazioni degli anni Ottanta contro Pinochet”.

La fiamma dei movimenti sembrava spenta, ma la brace era ancora lì. E adesso, quindici o venti anni dopo, ci ritroviamo ancora in una “società in crisi” come scrive la giornalista Naomi Klein. Anzi, rispetto al 2001, quando fu pubblicato il suo libro “No Logo”, manifesto dei new-global, è aumentato il divario fra ricchi e poveri, e lo sfruttamento delle risorse umane e naturali. “Quindi avevamo ragione noi? Sì, ma non avevate nient’altro”, ha scritto in una celebre vignetta Mauro Biani sui fatti di Genova.

E, come ha spiegato Nuñez, i media sono responsabili nella diffusione di notizie parziali e distorte, se non false.

Monaci buddisti

A questo proposito, nel suo ultimo saggio “Il mondo in fiamme”, Naomi Klein regala un ritratto poco noto ed emblematico di Greta Thunberg, partendo dal suo disagio psichico: “Come tanti suoi colleghi, Greta ha iniziato a conoscere il cambiamento climatico quando aveva circa otto anni…ed è diventata un’ossessione […] A undici anni era gravemente depressa. Contribuivano tante cose al suo malessere, alcune legate all’essere diversa in un sistema scolastico che si aspetta che tutti gli alunni siano pressoché uguali (“Ero la ragazzina invisibile dell’ultimo banco”).

Ma c’erano anche il grande dolore e l’impotenza riguardo lo stato del pianeta, e l’inesplicabile inerzia di chi aveva il potere di combinare qualcosa di serio. Greta Thunberg smise di mangiare e parlare. Era molto malata. Alla fine le diagnosticarono un mutismo selettivo e un disordine ossessivo-compulsivo, oltre a una forma di autismo che viene chiamata sindrome di Asperger”. Ma Greta, come altri ragazzi diversi e speciali, ha trovato aiuto nella sua famiglia, quello che manca ai giovani Joker emarginati.

Da Hong Kong al Cile, il web è pieno di immagini di minorenni nelle piazze. Non erano mai stati così tanti. La scintilla dell’archetipo Greta si è trasformata in un entusiasmo incendiario, che questa volta crea e non distrugge.

 

Di Francesca Lancini per LifeGate

High Mountain Summit seeks to boost climate and disaster resilience

ottobre 29, 2019

29.10.2019 – Human Wrongs Watch

High Mountain Summit seeks to boost climate and disaster resilience

World’s Highest Peaks, Hit hard by Climate Change; the Impacts Are Cascading Down to Some of Earth’s Most Densely Populated Areas

28 October 2019 (World Meteorological OrganizationThe world’s highest peaks, ranging from the Andes to the Alps and the Third Pole to the tropics, are being hit hard by climate change, and the impacts of this are cascading down to some of Earth’s most densely populated areas. The rapidly melting mountain glaciers serve as a source of freshwater for major rivers. Those rivers are vital for humans, ecosystems, agriculture, industry and serve as a means of transportation.

Weather forecasts, climate and water management services are often inadequate, and hazards such as glacial outflows and landslides regularly destroy lives and livelihoods.

The World Meteorological Organization and a wide array of partners are therefore convening a High Mountain Summit on 29–31 October.  It will bring together more than 150 stakeholders from all over the globe to identify priority actions to support more sustainable development, disaster risk reduction and climate change adaptation both in high-mountain areas and downstream. This includes a roadmap to improve hydrometeorological services to address water and hazard impacts and management.

Mountain regions cover about a quarter of the Earth’s land surface and are home to around 1.1 billion people. They are often known as the “water towers of the world” because river basins with headwaters in the mountains supply freshwater to over half of humanity, including in the mountainous Himalaya-Hindu Kush and Tibetan Plateau region, known as the Third Pole.

The mountain cryosphere – glaciers, snow, and permafrost – are increasingly vulnerable to the effects of constantly rising global temperatures, threatening food security, freshwater supply and river transportation. Iconic peaks such as Mount Everest, Mont Blanc, Kilimanjaro and the Rocky Mountains are all impacted.

“Accelerating glacier retreat and receding ice and snow cover is perhaps the most visible sign of climate change. There has been a boost in the melting of 31 major glaciers, especially during the past two decades,” said WMO Secretary-General Petteri Taalas.

“Precipitation distribution is changing, as is the amount and seasonality of runoff in snow-dominated and glacier-fed river basins. In the short term, this may mean an increase in hazards, whilst in the long-term it is expected to lead to increasing water stress and negative impacts on agriculture, food security and energy supplies,” he said.

“Science-based hydro-meteorological observations, information and services are key to climate resilience and adaptation and to inform policy-making on the allocation and use of resources, regarding water security and risk management, at national, local, and community level,” said Mr Taalas, who will speak at the opening session of the three-day conference.

The high–level opening session features an address by Swiss Federal Councillor and Interior Minister Alain Berset. Switzerland is witnessing dramatic glacier retreat and threats to its vital winter tourism as a result of rising temperatures.

A concluding high-level segment will adopt a Call for Action.

The High Mountain Summit follows shortly after the release of the Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) Special Report on the Ocean and Cryosphere in a Changing Climate, which includes a dedicated chapter on high mountain areas.

The IPCC report said that current trends in cryosphere-related changes in high-mountain ecosystems are expected to continue and impacts to intensify. Snow cover, glaciers and permafrost are projected to continue to decline in almost all regions throughout the 21st century.

Mountain Research Initiative Executive Director Carolina Adler, a lead author of the IPCC report chapter on the changes occurring in high mountain areas, is co-chair of the High Mountain Summit. John Pomeroy, Canada Research Chair in Water Resources & Climate Change; Director, Centre for Hydrology of University of Saskatchewan, and Director, Global Water Futures Initiative, Canada., is the other co-chair.

Thematic sessions will focus on:

The summit will seek to:

  • Promote an integrated cross-sectoral approach on priority action and investments addressing impacts of climate change in high mountains.
  • Identify practical steps for improving the provision of hydrological, meteorological, climate and prediction services to optimize and cryosphere and high mountain observations and access to data, and advance scientific research.
  • Identify roadmaps for climate risk and early warning systems for mountain-specific and transboundary threats, including extreme events, glacial lake outburst floods, avalanches, permafrost thawing related risks, Foehn type wind storms, air pollution, and others.
  • Promote closer and interactive links between science and policy at all levels of governance, ensuring science-based input to policy development and long-term adaptation strategies.

Sponsors of the High Mountain Summit include the World Bank Global Facility for Disaster Reduction and Recovery and Swiss government agencies. It is co-organized by:

 


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